mercoledì 31 maggio 2017

Sausalito summernight

Giorno quarantatre.
Golden Gate Bridge - Sausalito

In ostello ho conosciuto due italiani : Fabio è un ragazzo di Napoli che vive e lavora a Londra mentre Egidio è il cuoco tuttofare del posto e showman.

Oggi torno al campetto di Russian Hill per un'altra partita con i ragazzi conosciuti ieri ma prima di giocare a basket ci facciamo un set a tennis perché ci sono anche 4 campi in cemento.
È tutto molto divertente e anche la partitella di oggi è più equilibrata con dei vecchietti sgamati che ieri non c'erano.

Per continuare la giornata super sportiva noleggio una bici e mi dirigo verso il Golden Gate Bridge, il famoso ponte rosso simbolo di SF.
Parto dal molo e passo per l'immenso parco che c'è ad ovest, insieme a me centinaia di ciclisti e corridori, turisti a passeggio e altri invece sulle motorette.

Raffica di vento e tolgo il cappello, nel pomeriggio mi accorgo di essermi scottato la testa.
Raffica di vento che mi ferma completamente.
Raffica di vento.

Attraverso tutto il ponte, oggi la giornata è serena e il cielo è limpido, si vedono molto bene la città con i suoi grattacieli e Alcatraz, tutta la baia e anche oltre verso l'oceano.
Il Golden Gate è tenuto davvero bene, è rosso fiammante in ogni suo punto e il contrasto con l'azzurro e il blu è da sfondo desktop.

Proseguendo sull'altra sponda dopo un paio di chilometri di arriva nel paesino di Sausalito, famoso per i traghetti che riportano indietro i camminatori stanchi e soprattutto per la hit degli anni 80 dei Diesel.
Il viaggio vale la meta ma non vedo l'ora di tornare indietro perché mi aspetta una bella salita.
Sulla strada trovo un Iphone e appena arrivo sul ponte lo consegno ai poliziotti in bici.
Rientro in ostello aspettando la gustosa pastasciutta di Egidio, un romano juventino.

Tutti a bordo per la calda estate di Sausalito!

(di caldo qui non c'è proprio niente)

H4U

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Song of the day : Sausalito summernight - Diesel

martedì 30 maggio 2017

Fuga da Alcatraz

Giorno quarantadue.
Russian Hill - Lombard Street - Ghirardelli Square - Pier 39 - Alcatraz

Il titolo di oggi non poteva non essere uguale all'omonimo storico film con Clint Eastwood che racconta la storia di tre detenuti che riescono a fuggire dalla famosa fortezza.

Inizio la mattina girando per le colline di Russian Hill, un quartiere residenziale tutto in salita, mentre cammino vicino ad un campetto da basket mi fermo a guardare una partita e subito i cestisti mi invitano a fare due tiri perché sono in numero dispari, era proprio quello che stavo aspettando da quando sono qui!
Giocare a San Francisco è estremamente difficile, non per il livello dei miei compagni di oggi, ma per il vento forte, tirare da fuori è impossibile, infatti si gioca praticamente sempre sotto canestro.
La partita la vince la mia squadra, ho anche segnato un paio di canestri, ma il livello generale era sufficiente, nulla di eccezionale, la banda bassotti di Frisco! Scambio due chiacchere con i ragazzi che mi invitano l'indomani per un'altra partitella.
Subito dopo vado al vedere la famosa Lombard Street, c'è una miriade di gente che fa foto ai fiori e alle macchine mentre passano giù per la via rossa, mattoncini al posto dell'asfalto.
Sono tutti turisti che percorrono la strada a 10 chilometri all'ora con cellulare in mano in modalità video.
In questa zona passano i famosi cable car che partono da Ghirardelli Square, c'è gente in bici e a piedi perché camminare per la città è molto gratificante sia per gli occhi ma anche per i glutei!

Il Pier 39 è il classico molo con ristoranti e gift shop, c'è l'imponente negozio di articoli sportivi, l'Hard Rock Cafe', Bubba Gump e anche un divertente negozio di articoli per mancini, mi fermo poco vicino per prendere un panino ai gamberetti e polpa di granchio, una vera delizia da queste parti.
Lo mangio su una panchina mentre gabbiani e piccioni cercano ingenuamente di rubare cibo dai sacchetti o direttamente dalle mani delle persone.

Mi imbarco per l'isola chiamata anche " The Rock", titolo preso da un altro film interpretato da Sean Connery.
Il nome Alcatraz deriva dagli uccelli neri che la abitano, è stata prima una fortezza, poi un penitenziario ed infine dopo l'occupazione da parte degli indiani americani che l'hanno rivendicata nel 1969 è diventata parco nazionale.
Sull'isola c'è un senso di prigionia, il clima è avverso, tira un vento forte e le correnti sono estreme, vivere qui sicuramente per molte persone è stata un'agonia.
Si può visitare in parte, si arriva sul molo sovrastato dall'edificio degli alloggi delle guardie e appartamenti per le loro famiglie (ma come si poteva pensare di vivere qui se non costretti?), si passa sotto la torre di vedetta e per l'officina, ci sono centinaia di uccelli che continuano a farsi trasportare dal vento e altri che invece girano zampettando tra i turisti, oltre agli alcatraz, si vedono gabbiani, cormorani e piccioni.
Il penitenziario è un edificio unico, maestoso sovrasta il territorio, si entra dall'ingresso e inizia il tour con la compagnia dell'audioguida.
Ci sono tre blocchi principali, A-B-C e quello di massima sicurezza ovvero il D.
Scopro che per 4 anni e mezzo Al Capone fu rinchiuso qui e passò molto tempo in isolamento dove quando si chiude la porta non passa un filo di luce.
Le celle sono tetre e piccole, dei luoghi angusti e claustrofobici, freddi e sporchi.
Alcune sono state arredate con letti e manichini, vestiti, strumenti e giochi in scatola, libri e quaderni per ricreare lo stile di quegli anni.
Si passa per la sala mensa e la sala visite e si esce in giardino, molti detenuti avevano come passione il giardinaggio, altri invece giocavano a baseball nel cortile interno, hanno disputato un vero campionato negli anni '30.
Sfidando l'incessante aria gelida della baia si possono fare delle foto meravigliose perché da qui si ammira il Golden Gate Bridge e tutta la metropoli, ovviamente il tempo non è dei migliori, ma siamo fortunati a vedere tutto il ponte, di solito si intravede solo una parte ed il resto è nascosto dalla nebbia.
Alla fine del tour si passa per l'immancabile negozio e dopo aver preso una palla da baseball vintage della squadra del 1938 vedo che c'è una fila davanti a un uomo seduto che sembra uno scrittore : si chiama Bill ed è un ex prigioniero, ha scritto un libro e la gente vuole una copia autografata.

Alcatraz è sicuramente da visitare, mi aspettavo un'isola più inaccessibile e un braccio della morte angosciante, il fatto di essere insieme a centinaia di altri vacanzieri abbassa notevolmente l'impatto, però in generale è una bella esperienza. 


Da ricordare le foto da scemo che mi sono fatto scattare dentro una cella e soprattutto la faccia del signore che me le ha fatte e le quattro giapponesine tutte composte che dopo avermi visto mi hanno imitato e spaventato con orribili smorfie. 

H4U

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Song of the day : Welcome to hell - Running Wild


lunedì 29 maggio 2017

Fresco in Frisco

Giorno quarantuno.
San Francisco

The city è una città stravagante, ogni quartiere è un mondo a parte, è multiculturale, si sale e scende dalle colline dove si può ammirare tutta la baia che la circonda.
È la città dei Giants, dei Warriors e dei 49ers, della birra Anchor Steam e dei tram ma soprattutto del Golden Gate Bridge, la porta sull'oceano Pacifico.

Oggi in America è il Memorial Day e quindi in molti sono a casa dal lavoro per ricordare tutti i caduti sotto le armi.

Il mio ostello si trova in Little Italy, ci sono un paio di isolati con ristoranti e locali italiani gestiti per la maggior parte dai nostri concittadini emigrati qui per fare fortuna, la cosa divertente è che su ogni pilone stradale è dipinto il nostro tricolore, è un quartiere super turistico e di passaggio per arrivare al molo e ai traghetti per Alcatraz.
Sono molto particolari i piccoli bar che si trovano vicino a Columbus Avenue, musica dal vivo al pomeriggio e clientela bizzarra. Ricordatevi il Saloon. 

Andando verso il centro c'è Chinatown, ogni angolo cinese su questa terra è perfettamente uguale; anche qui ci sono bancarelle che vendono cianfrusaglie, negozi di paccottiglia, fruttivendoli con i loro cavoli e verdure strane, finti gioiellieri, negozi di cellulari, ristoranti, centri massaggi...
Sui marciapiedi c'è sempre un rumore micidiale con gente che urla contro il cielo e ovviamente i soliti fornitori che si fermano in mezzo alla strada unta e bisunta e scaricano galline (vedi lo scenario di Chun Li).

Mi dirigo verso sud passando per l'elegante Financial District. Grattacieli e uffici. 

A Mission Bay ci sono le bellissime e romantiche case galleggianti, intorno al fiume un parco con campi da basket e canoe da noleggiare. 

All'improvviso una massa arancione e nera mi viene incontro, sono i tifosi dei Giants, la squadra di baseball, sono capitato davanti allo stadio ed è appena finito il match contro Washington. 

Mission district è un quartiere con mille facce, la zona a est è degradata e sotto ogni ponte dozzine di tende di homeless (questa piaga non finirà mai), vie di fabbriche e ditte, garage e depositi; un paio di isolati più avanti c'è la zona con locali di lusso alla moda e un sacco di taquerie, chissà cosa venderanno mai.

La cugina Castro è colorata e vivace, qui ci abita una nutrita comunità gay e c'è un'aria frizzantina per un paio di isolati, c'è un signore con un cappello rosa che balla per strada davanti a un loft riadattato a fashion store. 

C'è un vento bestiale e mi rifugio in una birreria, la barista mi fa assaggiare nei bicchierini un paio di birre ma io a San Francisco bevo solo Anchor Steam.

Questa metropoli è splendida ma fa sempre troppo freddo, anche in estate.

Vado a Union Square usando Uber e come da tradizione acquisto un hot dog e per due dollari lo Street Sheet da un senza tetto mentre è sdraiato su un bocchettone di aria calda, lo Street Shit è il giornale scritto da loro e racconta i loro problemi, almeno gli diamo una mano.

Prima di tornare in ostello per partecipare alla cena condivisa cucinata da un romano che sembra Frank Zappa rivedo il tram di Milano, quello arancione vecchio, sapete che il comune ha acquistato i tram dalle principali città europee tra cui la nostra beneamata all'ombra della Madonnina?

Frisco innanzitutto è la capitale della Beat Generation, qui è nato tutto grazie al ribelle e anticonformista Jack Kerouac, io mi sento un provetto protagonista di On the road alla scoperta di me stesso e dell'America cinquant'anni dopo il mitico Jack grazie al suo libro che non finisce mai di piacerci. 

"Liberi dalle convenzioni sociali e carichi di creatività e spontaneità anziché avidità e ambizione".

H4U 

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Song of the day : Che colpa abbiamo noi - Rokes


domenica 28 maggio 2017

Wine Country

Giorno quaranta. 
Wine Country

La contea vinicola della California è una delle zone più belle e più ricche di tutti gli States e sicuramente un bel luogo dove vivere. 
È un mix tra la Toscana e il basso Piemonte, verde, caldo, vino, buon cibo e gente cordiale.
È molto più rinomata di quella di Santa Barbara e i vini sono molto buoni e costosi.
Io ho visitato Sonona e Napa, che sono due paesi spumeggianti, due bollicine perlate come un perfetto spumante italiano.

Il clima è favorevole, piove pochissimo e per questo la gradazione dei vini è più alta del normale, di media 13/14 gradi. 

È la via di fuga per gli abitanti di San Francisco, infatti vengono qui a trascorrere i weekend tra una bicchiere e un concerto jazz. 

Il metodo migliore è noleggiare una bici e girare per aziende a fare degustazioni : a Sonoma con 5 dollari ti offrono tre calici, nell' altezzosa Napa si arriva facilmente ai 20 dollari per due bicchieri.
Sonoma è più piccola e contenuta, le vinery sono vicine e non si fa tanta fatica a raggiungerle, e poi dopo il primo wine tasting si pedala in modo più leggero!
Ogni posto è molto elegante, pieno di turisti e sommelier che illustrano i vini e cercano di vendere bottiglie, di solito se si acquistano dei vini della casa la degustazione è gratuita. 
Io assaggio un Traminer, un Dolcetto e un Pinot Grigio, li accompagno con dei crackers e formaggio, Mary (la proprietaria) mi spiega che sono Italiani di terza generazione, lei non è mai stata in Italia ma i nonni le hanno passato la passione per il vino e per la buona cucina.
La maggior parte dei vitigni sono italiani e francesi e qui gli speculatori hanno fatto un vero business perché il vino californiano è esportato in tutto il mondo e turisti da ogni dove vengono nel Golden State per berlo. 
Sono città pettinate, è tutto pulito e in ordine, ristoranti e locali alla moda, negozi e alberghi costosi, macchine di lusso parcheggiate sulla strada.
Per fortuna tutto intorno ci sono colline da cartolina, viti, prati, fiumi e laghetti.

Napa è incasinata, la valle ha quasi il doppio delle aziende rispetto alla cugina in un territorio più ampio ma piuttosto piatto.
Arrivo nel tardo pomeriggio e scopro che le degustazioni sono terminate alle 17.
E adesso? 
Girando capito da Mumm, il famoso champagne che è aperto fino alle 18.
Si trova in mezzo alla vallata, vigne a destra e un piccolo ranch con dei cavalli vicino alla magione; una White Limo davanti all'ingresso per far capire il livello di ignoranza locale.
La sala è piena di gente, c'è una comitiva di ragazzi che fanno un chiasso incredibile, la capo sala interviene un paio di volte per placarli senza successo. 
Nel tavolo di fianco al mio due ragazze ridono dopo un bicchiere e si raccontano storie, dopo il secondo è euforia pura : cominciano a scattare selfie con il giovane muscoloso maitre e finiscono per comprare 6 bottiglie di champagne da 100 dollari a boccia!
Il vino oltre a mettere gioia e allegria fa abbassare notevolmente la soglia della ragione.
Assaggio due annate diverse di Blanc de Blanc e un rose', molto buoni e super gasati.

Tornando indietro in città scopro che c'è un super festival e gli headliner sono i Foo Fighters!
Ovviamente è tutto sold out, i bagarini vendono braccialetti Vip che non ti permettono di entrare perché usati o tarocchi, il sistema elettronico non è facile da fregare.
Ascolto un paio di canzoni fuori dai cancelli in modo molto confusionario.

La Wine Country mette allegria perché ci si sente a casa, i paesaggi sono famigliari e si affronta la giornata in modo semplice ma divertente.

H4U

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Song of the day : Gettin' jiggy wit it - Will Smith

sabato 27 maggio 2017

Ritorno in campagna

Giorno trentanove.
Fort Bragg - Mendoncino - Santa Rosa San Francisco

Oggi mi sono preso una giornata abbastanza rilassante, ho guidato poco lasciando la fredda costa nel mattino. Prima di partire ho visitato la cittadina di Mendoncino, carina con il solito faro e una chiesa antica, ci sono ragazzine sotto dei gazebo che vendono ciliegie e un mercato in centro, un garage aperto che mette in mostra oggetti usati; non merita più di una semplice passeggiata post colazione.
Passo attraverso le montagne e foreste e arrivo in aperta campagna, ritrovo i vigneti e le coltivazioni e soprattutto il sole e il caldo.
A Santa Rosa gli alloggi costano un occhio della testa e quindi bendato decido di andare prima a San Francisco per poi tornare domani nella famosa Wine Country.
San Francisco ve la racconterò nei prossimi giorni, oggi è una giornata un po' così, poiché idee...sono all'ultima settimana del maestoso tour.
D'altronde cari lettori siete esigenti e grazie a voi e al continuo interesse sono riuscito a cercare sempre il meglio di me per descrivere quest'avventura, vi ringrazio molto, sia per l'attenzione e anche per tutti i messaggi privati che mi avete inviato in queste settimane, mi avete tenuto compagnia e mi avete dato la forza per continuare, non sono mai stato solo.

Cmq domani si riparte alla grande!

Per fortuna mi sto per mangiare un bel piatto di pasta in un ristorante italiano, mi mancava!

Brian e Barbara sono una coppia sulla sessantina, lui biondo, un po' in forma e con dei baffi anni ottanta, alla Magnum P.I. lei riccia e bionda, occhiali e mille anelli nelle dita.
Brian è il classico texano che quando ti siedi vicino a lui al bancone del bar ti chiede : come va?
Appena rispondi è finita la tua serata, egli comincia a raccontarti che sono in California in ferie con il camper, hanno lasciato i figli a casa perché ormai non vogliono più fare le vacanze con i genitori, o per lo meno è quello che capisco, il suo slang è estremo che anche la moglie a volte gli dice : ma cosa stai dicendo?
Quando scopre che sono italiano ha uno scatto e insieme a Barbara mi dicono che sono stati in Italia cinque anni fa, indovinate dove?
Lago Maggiore, Lago d'Orta, Piemonte, Ticino e Principato di Monaco.
Mi raccontano di posti meravigliosi, alcuni a me sconosciuti, i loro preferiti sono Stresa e Orta San Giulio.
Mi dicono che la nostra cucina è unica al mondo e che non hanno mai bevuto dei vini così pregiati e buoni, unica pecca è che non sono riusciti a fare molte amicizie per via della lingua.
A settembre vorrebbero tornare e allora via di suggerimenti su posti da visitare, quasi non riesco a finire la birra.
Hanno un amico in Texas che è di origini italiane e ha aperto un locale che si chiama Zio Carlo che gli ha consigliato Venezia, Firenze, Roma e la Sicilia.
Bastava scrivere su Google cosa vedere in Italia.
A noi piacciono le super chicche, posti piccoli o grandi che siano ma che comunque ci lasciano a bocca aperta.
E allora quelli che mi sono usciti sono stati : Bologna, Ferrara, Mantova e Parma, le Cinque Terre, Selva di Val Gardena, le Langhe e tutto il basso Piemonte, Siena e Monteriggioni, Fetovaia all'Isola D'Elba, Porto San Paolo in Sardegna, Porto Pollo in Corsica e ovviamente Borghetto di Borbera e Malnate!
Tanto questi sono pieni di soldi e vogliono fare tre mesi in Italia!

Gli americani al bar sono davvero socievoli, sicuramente hanno altri mille difetti, ma davanti ad una birra sono educati e curiosi, non se la menano e anzi sono i primi che vogliono scambiare due parole o dare consigli.

H4U in Wonderful Confusionland

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Song of the day : Young Turks - Rod Stewart

venerdì 26 maggio 2017

Imponenti Redwoods

Giorno trentotto.
Crescent City - Redwood National Park - Trinidad - Avenue of the Giants - Fort Bragg

Crescent City è la porta nord d'ingresso per il Redwood National Park, il regno dei giganti alberi rossi.
Visitai questa magnificenza nel 2009 con mio fratello, ma solo nella parte sud.
Il primo pezzo è sulla costa frastagliata e arrabbiata ma miglio dopo miglio ci si addentra sempre di più nella fitta foresta.
Quando la strada devia mi fermo per intraprendere il primo passo circolare di circa un chilometro.
Questi alberi sono secolari e i più grandi millenari, camminando sotto di loro si sente la storia che pervade la mente, odore di corteccia e sottobosco, umidità.
Si attraversano piccoli ruscelli, tronchi caduti e si passa sotto o in mezzo ad alberi alti centinaia di metri, non si vede la cima, scattare foto è inutile.
Il secondo trail è quello del Big Tree, il capo ha un diametro di sei metri e 92 metri di altezza; non è il più alto ma come circonferenza è simile alle cugine sequoie della California centrale.
Il bello di questo parco è che si riesce a visitarlo tutto in macchina, appena si fa una sosta e si scende il tempo si ferma, il bosco è muto, sembra di essere al raduno tra gli Ent di Barbalbero nel Signore degli anelli.

Faccio in tempo a fare una strada alternativa per il Fern Canyon, leggo sulla guida che qui hanno girato Jurassic Park due.
Il paesaggio è davvero preistorico, si passa in mezzo a pareti di piante e selci, in mezzo c'è un fiumiciattolo con alberi caduti che fanno da passerella.
Anche qui sembra di essere minuscolo al confronto di tanta enormità, c'è sempre il terrore che qualche T-Rex sbuchi fuori da un'insenatura o che uno Pterodattilo scenda in picchiata dal cielo.
La costa della California del nord è un luogo contaminato solo dalla strada che la taglia, ci sono alcuni paesi con centinaia di abitanti, io mi fermo a Trinidad a mangiare del pesce; solito faro di vedetta, barche, pescherecci, spiaggia deserta, due topografi che prendono le misure sulla strada e bambini che giocano a basket nel cortile della scuola. 

Proseguo verso Eureka e poi per l'Avenue of the giants, una via stretta in mezzo ai cugini dei Redwood, anzi, i fratelli gemelli.
Anche qui mi diverto a fare video lungo la strada perché ci sono punti in cui non si vede il cielo talmente sono alti questi esemplari.
Ritorno prima sulla Highway 101 e, dopo un pezzo tortuoso in salita dove camper e roulotte accostano per farti passare, sulla mitica Highway 1, l'avevo interrotta per colpa del ponte crollato a sud di Monterey.
La costa è come l'avevamo lasciata, c'è molto vento e molte tende in un campeggio vicino alla spiaggia, avranno piantato bene i picchetti?

In questo andirivieni tra foresta e costa a volte sembra che la strada finisca in preda ad un miraggio che ti nasconde la carreggiata.
Fort Bragg è un paese di 6000 anime abbastanza inutile, non c'è molto ma è un punto di passaggio per tutti i turisti che si apprestano a rendere omaggio amo e alberi più alti del mondo.

H4U

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Song of the day : Runaway - Bon Jovi

Nella grotta dei leoni marini

Giorno trentasette
Florence - Sea Lion Cove - Crescent City

La Firenze dell'ovest è una cittadina fredda, non ha opere d'arte e nemmeno edifici storici però il piccolo Old town è carino con un paio di ristoranti e una via con boutique e negozietti particolari.
L'attrazione che spinge la gente qui è il famoso Sea Lion Cove.
È la caverna più grande degli States e accoglie centinaia di leoni marini.
Si entra attraverso il gift shop che si trova sulla strada e pagando il biglietto si arriva sulla sciogliera, a sinistra c'è il piccolo percorso per arrivare al punto di osservazione della spiaggia sottostante e invece a destra si va verso l'ascensore che scende 70 metri ed arriva nella grotta.
Da qui si vede tutta la potenza del Pacifico, le onde si infrangono contro la parete rocciosa e creano degli spruzzi altissimi, sotto è pieno di leoni marini, ci sono quelli al sole, quelli che cercano di salire sugli scogli, altri nuotano e altri ancora entrano ed escono dall'enorme insenatura.
Improvvisamente scrutando l'orizzonte vedo una balena grigia, di fianco a me c'è un signore e richiamo la sua attenzione facendogli notare il mammifero che sta nuotando verso sud, ogni tanto riemerge per respirare e buttare fuori acqua, è veloce, a volte sembra di averla persa e poi dopo una decina di metri eccola di nuovo.
Che meraviglia!
Prendo l'ascensore e arrivo sottoterra, ci sono pochi gradi e l'ambiente è ovviamente umido, c'è un piccolo museo e scopro che i leoni della zona sono di due tipi : Californiani e della NorthCoast, che fantasia di nomi.
Dal punto panoramico si può vedere una parte della caverna, c'è un'isolotto in centro con sopra una dozzina di abitanti, gli altri in acqua.
Un leone gigante sembra che governi il territorio, è proprio al centro mentre gli altri più piccoli giocano tra di loro e alcuni si tuffano nell'acqua gelata.
Salendo delle scale si può osservare un altro punto dove è pieno di uccelli, cormorani e gabbiani, le rocce a strapiombo e anche qui correnti tumultuose.
I leoni marini sono davvero simpatici e buffi sulla terra mentre camminano, invece in acqua sono abilissimi nuotatori, devono essere più veloci degli squali per sopravvivere nell'oceano.
Risalgo e mi dirigo verso il punto dove c'è la spiaggia e scopro che la maggior parte è qui a prendere il sole.
Beh, meglio stare fuori al caldo che nella grotta bagnata!
Si distinguono due colorazioni : una chiara simile al beige di quelli che sono più asciutti, una blu scura tendente al nero di quelli che sono appena usciti dall'acqua.

Riprendo la 101 e punto forte verso sud, obiettivo rientrare in California.
La strada è sempre spettacolare, qui si apre un po' di più perché è iniziata la zona delle dune di sabbia che si estendono per 150 km sulla costa ed entrano per 15-20 km verso le montagne.
In tutti i paesi che incontro sponsorizzano il noleggio di quad e dunebaggy, vedo alcuni turisti a cavallo e mi dirigo verso una duna per fare una passeggiata.
Per pranzo assaggio un panino al crab gigante e mentre sono seduto si avvicina un signore discendente diretto dei Big Foot che mi raccomanda di andare assolutamente 5 miglia all'interno per vedere la via degli elk, ovvero i cervi.
Ci sono dei punti dove si può parcheggiare e cercare di avvistare gli animali, mi soffermo e non vedo nulla ma poco dopo ecco le corna muoversi, si nascondono tra l'erba alta e piano piano si intravedono, sono molto più grandi dei nostri cervi.
Vicino a loro un piccolo lago e tante montagne.

Arrivo in California per l'ora di cena e mi butto sulla ventosa spiaggia con un panino per vedere uno degli ultimi tramonti della giornata, l'ultimo sarà quello delle Hawaii.
Non è un tramonto da ricordare anche perché non riesco a stare più di dieci minuti.

H4U

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Song of the day : Gratitude - Oingo Boingo

mercoledì 24 maggio 2017

Il faro sopra l'oceano di Firenze

Giorno trentasei.
Portland - Highway 101 - Florence

Parto presto da Stumptown e mi dirigo verso la costa, oggi è una giornata ventosa e la temperatura si è abbassata parecchio.
Arrivo sull'oceano e trovo una strada che finisce direttamente in spiaggia, dall'asfalto all'acqua.
Vento e freddo, onde alte e sabbia bagnata, scogli e rocce; solo due ragazzini con l'aquilone e una coppia di turisti sconcertati che fanno dietro front.

Questo è l'Oregon, selvaggio sulle montagne e selvaggio sulla costa.

Inizio la mia discesa per la Scenic Byway mentre si leva una pioggerellina leggera.
Attraverso i primi paesi che si trovano all'interno perché non c'è molto spazio per costruire, mi fermo a fare benzina e anche qui sono servito da un adetto. Chiedo come mai in tutto lo stato c'è l'omino mentre in California, Utah, Nevada e Arizona è self service, il ragazzo mi dice che è la legge; lui invece mi domanda di dove sono e dicendogli che sono qui per vacanza mi dice : vacanza in Oregon? Ma io vorrei trascorrere le ferie in Italia!
Poco dopo il passaggio si apre, ci sono campi da golf e resort, cittadine di passaggio con i soliti motel e rifornimenti vari; è una zona molto bella, verde a sinistra e blu (ora grigia) a destra.
Si passa attraverso una pineta e ci sono delle statue in legno che raffigurano gli enormi Big Foot, questo è il loro territorio che ci crediate o meno.
Non sono solo loro i giganti, ci sono anche granchi (crab) e aragoste (lobster) che popolano le acque insieme ai leoni marini.

Si passa attraverso saline e poi si risale e ricomincia il passaggio tra rocce, tunnel e ponti stretti.
Questa via è dedicata ai caduti delle guerre : Golfo, Afghanistan e Iraq.
Come al solito qualsiasi attrattiva qui è un parco nazionale o statale, incrocio un trail dei primi pionieri, delle case storiche, punti panoramici dove vedere il tramonto o osservare gli animali, ormai lo sapete che gli americani fanno diventare parco anche una pozzanghera.
Questo per dire che i parchi nazionali sono fantastici, quelli statali sono interessanti ma a volte sono più belli i cartelli e il centro visitatori che il parco stesso.

Ogni paese ha il suo faro luminante e io mi fermo nel mio : Firenze!
È un paesino carino, ma i posti dove ci sono le spiagge e fa freddo mi mettono sempre un po' di tristezza.
Non si può fare il bagno e tuffarsi, le onde sono impetuose, non si vedono neanche i surfisti.
Per fortuna nel motel ci sono una sauna rotta e una Jacuzzi funzionante e bollente per ritemprare il fisico.
Esco per mangiare, a Florence ci sono solo alcuni ristoranti e un piccolo centro di negozi, questi paesi sono ruvidi, c'è poco turismo e ci abita poca gente.
Probabilmente perché tra le pinete si nascondono gli ominidi alti tre metri con i piedi giganteschi pieni di pelo.

H4U

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Song of the day : Catch me now i'm falling - The Kinks