Il bus 313

Giorno quattro.

Il suo nome è Carl e guida i bus della compagnia Greyhound.
Afroamericano sulla cinquantina, un gigante pelato con la barba lunga, non come le nostre da fighetto hipster ma abbastanza incolta, nera e increspata.
Ha indosso la divisa aziendale, camicia azzurra, pantaloni eleganti scuri e delle scarpe anti infortunistica che sembrano dei canotti.
I bus sono sicuramente comodi e in più hanno davanti un porta bici che l'autista fa scendere quando serve, il biglietto si fa in corsa, ovvero si inseriscono i dollari in una macchinetta e ci si siede; il problema è che questa macchinetta non da resto.
Il buon Carl, ovvero il fratello buono di Samuel L. Jackson, oggi vedendomi spaesato e con una banconota da dieci dollari mi ha fatto salire e mi ha pure regalato un biglietto per il ritorno, super gentile!

Il vero problema è che di pullman ne passa uno ogni nevicata a San Diego e il giro è interminabile, in questa zona vanno tutti in macchina e quindi i mezzi statali sono usati solo da ragazzi e da homeless nonchè dai soliti veterani onnipresenti.
Anche in giro a piedi non c'è nessuno, la gente fa jogging non cammina per spostarsi, quando compi 16 anni hai già la tua macchina e da lì in avanti ti muoverai solo con quella scatola.
D'altronde le distanze sono grandi e il sole picchia già ad aprile e quindi tutti si rifugiano nelle proprie autovetture con l'aria condizionata ma poi si ritrovano imbottigliati nelle freeway, in pochi fanno carpooling, insomma lo spreco e l'inquinamento sono ai massimi livelli !

Torniamo al nostro simpatico autista che ogni volta che sale o scende qualcuno lo saluta dicendo : "have a nice day" o "goodbye madam" alle signore.   
Io lo saluto ringraziandolo del biglietto e lui ovviamente ricambia augurandomi una felice permanenza in California, scendo e mi faccio una camminata verso il Welcome center e verso l'Harbor di Oceanside...ma questa è un'altra storia da raccontare.

H4U


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